TECHETECHETE: I migliori forfait del Festival di Sanremo
Elena Deppieri
5/8/20246 min read


Che abbiano scelto il mese di febbraio per l’evento di intrattenimento più importante del paese non deve sorprenderci. D’altronde febbraio è storicamente un mese interlocutorio, preludio di una primavera che ha ancora da venire e fine di un inverno che, ormai mite, concilia lo spettatore difronte al televisore.
Il Festival, con l’accento sulla a, si svolse nei primi anni addirittura a gennaio nel tentativo di rilanciare le serate morte dal lunedì al mercoledì del casinò di Sanremo, città che dal 1951 ospita la kermesse. Fu di Piero Busetti, presidente del Casinò di Sanremo, e di Giulio Razzi, direttore della radio RAI (c’era solo quella ovviamente), l’idea di una competizione canora pensata però come evento principalmente radiofonico. Dopo 74 anni, “Sanremo” non ha perso quel suo spirito iniziale rimanendo uno spettacolo più per i mezzi di diffusione, ora la televisione, che per il pubblico in sala.
Sarà stata l’ansia delle telecamere con la paura di non essere abbastanza fotogenici, ma è proprio dal 1955 che inizia il viaggio dei più famosi forfait del festival della canzone italiana.
È infatti il ’55 l’anno del primo Festival per immagini, anno in cui vengono bandite le camice bianche perché troppo riflettenti e in cui le serate iniziano alle 22.45 in eurovisione in Francia, Belgio, Germania, Olanda e Svizzera.
Il protagonista della storia è Claudio Villa, “il reuccio”. Alla sua prima apparizione al Festival arriva senza dubbio da favorito. In coppia con il partenopeo Tullio Pane incanta il pubblico con “buongiorno tristezza”, una brano che potremmo facilmente scambiare per una canzone del noto trio “il volo” scritta però da Gazelle. Quando orami fu chiara la loro vittoria, il reuccio che di certo condivide con altri protagonisti di questa storia la supponenza e l’antipatia, dichiarerà che stava vincendo “nonostante il napoletano con cui cantava” dimostrando di sottovalutare l’enorme potere dei partenopei (come abbiamo potuto notare recentemente). Devono essere state le maledizioni provenienti dalle pendici del Vesuvio a costringerlo a letto con una brutta influenza negandogli il trionfo nella serata finale. Trionfo che fu tutto del signor Pane (mai cognome partenopeo fu più azzeccato). L’esordio della TV a Sanremo finì con l’inquadratura di un grammofono che gracchiava la canzone vincitrice, in quello che è sicuramente il primo playback della storia sanremese.
QUI il video dell’istituto LVCE con il febbricitante Claudio Villa, le note di “buongiono tristezza” e la formidabile chiusura del giornalista “Mai la tristezza si era presa tanti applausi. A Pane il companatico degli “evviva” e l’abbraccio di Ferrari (direttore d’orchestra): BUONGIORNO ALLEGRIA!
Per la sezione corsi e ricorsi storici dal ’55 ci spostiamo al ’21, ma del secolo successivo. È sempre un’influenza la protagonista del prossimo forfait: quello di Irama.
È l’anno del Festival senza pubblico a causa del Covid, l’anno in cui un palloncino a forma di pene gigante fu messo in mezzo al pubblico, l’anno in cui i Maneskin, poi vincitori, duettarono con Manuel Agnelli in “amandoti” dei CCCP in quello che è universalmente riconosciuto come l’apice del soft porn televisivo italiano.
Fu proprio in quell’anno così anomalo che Irama riuscì a conquistare la top 5 del Festival stando comodamente seduto nella sua stanza d’hotel dopo che due membri del suo staff erano risultati positivi al Covid. Al suo posto durante le serate sanremesi fu mandato in onda il video delle prove generali sottolineando come, se ancora ce ne fosse bisogno, dello staging al pubblico generalista di Rai1 non frega niente. Sarà stata la voce metallica del ritornello o lo stile wannabe Piero Pelù con giacca borchiata in pelle e capello ribelle, ma l’esibizione registrata di quell’anno rimane tra le sue più riuscite. Anche perché i confronti con i festival più recenti sono abbastanza impietosi: nel ’22 si presentò con una tela da pescatore addosso, in una versione moderna di Gesù con treccine; nell’edizione dell’anno scorso invece capelli ossigenati, sguardo da pazzo e inquadratura delle vene della gola da vietare ai minori ci fanno dire solo: TU NO, TU NO, TU NOOOO, TU SORRIDEVIIIII qui nella versione LIS di cui consiglio la visione per l’ottima interpretazione della professionista nel “tu no, tu no, tu no” finale.
Tragica, sebbene in modo molto diverso, è anche la storia del prossimo forfait. È il 1967 e alla prima delle tre serate vengono selezione 7 delle 15 canzoni in gara, l’ultimo cantante della serata è il 28enne Luigi Tenco che canta “ciao amore, ciao”. A noi rimane solo la registrazione di quella che sarebbe stata la sua ultima esibizione. Poco dopo l’annuncio dell’esclusione del suo brano, il cantautore si suiciderà (non esiste una verità procedurale a riguardo) nella sua stanza d’albergo lasciando un biglietto d’addio: "io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita, ma come atto di protesta per un pubblico che manda “io, tu e le rose” in finale. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”
Chissà cosa avrebbe pensato, se il suo forfait non fosse stato così tragicamente definitivo, della eliminazione di Malika Ayane a favore del trio Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici (era il 2010). Che forse, forse la canzone di Orietta Berti a confronto non era neanche così male o che le sconfitte si possono prendere come le ha prese Tananai.
Il gesto colpì profondamente l’opinione pubblica in un clima di profondo sgomento e di ipocrisia tra la tragedia personale, il bigottismo del paese di fronte al suicidio e i vertici della Rai che decidono di liquidare la tragedia alla svelta. Al minuto 5.15 di questo video, ecco come Mike Bongiorno inizia la seconda puntata del festival, il giorno dopo la morte del cantautore:
MB:“Iniziamo la seconda serata con una nota di mestizia per il triste evento che ha colpito un valoroso rappresentate del mondo della canzone.
Anche stasera per presentare le canzoni è con me Renata Mauro.
Allora Renata chi è il primo cantante in gara:
Nicola di Bari.”
Il distacco tra quello che succedeva lì e quello che suscitò nell’opinione pubblica quel gesto è chiaramente abissale. De Andrè ne scriverà in “preghiera in gennaio”, Quasimodo dirà che “ Tenco volle colpire a sangue il sonno mentale dell’italiano medio, ormai dormiente rispetto al cambiamento”.
A Tenco di sicuro non sarebbe fregato nulla, ma alcune sue canzoni sono rimaste, e per dire quanto ancora la sua musica sia parte della storia della Kermesse vi lascio qui due cover. Entrambe interpretate da artisti che a distanza di 45 anni ritroveremo al Festival, quello che ha da venire in un paese che tra i premi canori, quello della canzone d’autore, porta proprio il nome di Tenco: lontano,lontanto interpretato da Morgan e Massimo Ranieri e vedrai vedrai di Gaia.
Non solo cantanti in gara, ma anche ospiti internazionali perché quelli si sa portano share, prestigio e, anche se non si dice mai, un perenne senso di inadeguatezza dell’intervistatore.
Ma è il 1995, siamo in piena era Pippobaudica, e per insediare l’autorità del presentatore siculo devi per forza aver un titolo. E la persona di cui parliamo ce l’ha: Sir Elton John.
Attesissimo superospite della terza serata, pronto a ricevere un omaggio per i primi 25 anni di carriera, una volta atterrato a Nizza e diretto con la limousine verso la località ligure decide di fare dietro front e tornarsene per dove era venuto. A mezzanotte Baudo, visibilmente infastidito, comunica al pubblico il forfait del cantante inglese. Decide di non farlo in modo mesto e scoraggiato, ma in grande stile. Fa entrare come da copione la torta con le 25 candeline, fa suonare all’orchestra “crocodile rock” guarda in camera e tronfiamente dice “ siccome siamo più gentleman di un gentleman inglese, noi la festa gliela avevamo preparata, soffiamo le candeline lo stesso, per una lunga vita artistica, di grandi successi e mi auguro di grande puntualità, per Elton John”. Spengono le candeline. Sipario.
Stesso presentatore che l’anno precedente aveva saputo commentare come “inquietante” Ru Paul in duetto con Elton John proprio a Sanremo. Che forse non gli avessi fatto una così bella impressione a Elton, che dici Pippo?
L’orologio era più vicino all’una che alla mezzanotte, era la quarta serata del primo dei cinque Festival di Amadeus. Antonella Clerici, madrina di turno, aveva appena annunciato la canzone che stava per essere eseguita, saldamente ultima dopo le prime 3 votazioni. Buona parte della sala era prossima all’abbiocco. A scendere le scale, separatamente, prima Marco Castoldi e poi Cristian Bugatti. La sera prima, in occasione della cover, i due si erano incolpati a vicenda per aver straziato “Canzone per te” di Sergio Endrigo. Avevano già iniziato a litigare dietro le quinte.
Che la Clerici porti scompiglio lo sapevamo già da 10 anni, quando l’edizione da lei condotta fu funestata dal famoso lancio degli spartiti dell’orchestra (forse premeditato), ma che la canzone che aveva appena annunciato (“sincero”) diventasse il video più visto di sempre del Festival di certo non se lo aspettava nessuno.
Rita Pavone dietro le quinte, pregata di prepararsi in fretta e furia per entrare in scena chiese legittimamente al direttore di palco: “ma io dovrei venire dopo questi due matti”?
Perchè il Festival è prima di tutto uno show. Perché “sincero” non era una brutta canzone e no, non avrebbe meritato l’ultimo posto, ma farle raggiungere la gloria eterna della squalifica, il ricordo indelebile di versi improvvisati questo no, non penso l’avrebbe sperato neanche lo stesso artista intonando:
“ Le brutte intenzioni, la maleducazione
la tua brutta figura di ieri sera
e l'ingratitudine e la tua arroganza
fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa.
Certo il disordine è una forma d'arte
ma tu sai solo coltivare invidia
ringrazia il cielo sei su questo palco
rispetta chi ti ci ha portato dentro…
… Che succede?”“Dov’è andato Bugo?”